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ŌSensei negli ultimi anni della sua vita definiva l'Aikido "un'Arte marziale d'Amore".Aikido è superamento del Conflitto e della Competizione. Sul Tatami si dona il proprio sapere. Attraverso il Metodo della Pratica Reciproca si arriva ad una maggiore consapevolezza di sé e degli altri.

Ai Ki Do

Ai Ki Do

Il termine Aikidō è costituito da tre ideogrammi:
AI è Armonia e Amore
KI significa Energia Cosmica, Spirito, Slancio Vitale
DO indica la Via, il Cammino Spirituale

3 giu 2015

Ken wa kokoro nari – Bushidō Zen: la Spada non Spada

Durante tutta la storia del Giappone, molti abbandonarono la via guerriera per ritirarsi nella meditazione, spesso a seguito di incontri con soggetti illuminati, altri, in particolare verso la fine del 1800, preferirono ricercare nel Budōper mezzo dello Zen, la via dell’illuminazione. 
Rappresentanti di questo esercizio furono Yamaoka TesshouAwa Kenzo e O'Sensei Morihei Ueshiba, esempi di Bushidō Zen.    

Una mente quieta e salda garantisce al guerriero una corretta percezione di ciò che lo circonda e lo pone in una dimensione percettiva superiore tale che non esiste più spada, non esiste più avversario, tutto trascende. 

Questa è l’essenza del Bushidō Zen.
Yamaoka Tesshū, fondatore della scuola di scherma Ittō Shoden Muto-ryu 一刀正伝無刀流, la scuola della 'non spada' da cui si è sviluppato il moderno kendō giapponese, fu uno dei pochi cultori di arti marziali ad aver penetrato l'essenza di tante vie diverse: la via della Spada, lo Zen e la CalligrafiaCosì intensa era la pratica delle tre arti che il suo soprannome era Tesshū il Demone.
E' stata una figura di spicco nell'era turbolenta che ha segnato la nascita del Giappone moderno.
La sua leggendaria figura, pervasa di un enorme fascino, conquistò la stima degli uomini del suo tempo: consigliere personale dell’Imperatore, fu suo maestro d’armi; maestro calligrafo, raffinatissimo esecutore, entrò nell'Olimpo dei più grandi per la forza e profondità del tratto; maestro Zen, comparò il suo sapere, frutto di un “immediato satori“ ( in giapponese da satoru, "rendersi conto"; cinese Wù 悟l'esperienza del risveglio in senso spirituale), con quello dei più grandi monaci Zen del suo tempo.

« Al di fuori della Mente non vi è la spada. Quando si affronta un avversario non bisogna dipendere dalla spada. Bisogna usare la Mente per colpire la Mente dell'Avversario. » Yamaoka Tesshū da''Il vero significato dell'Arte della spada nel Muto Ryū''

Guerriero, Monaco Zen, poeta, Yamaoka Tesshū, nato come Ono Tetsutarō 岡鉄舟 (o Yamaoka Tetsutarō 鶏卵紙; 1836-1888) è stato uno dei più famosi samurai vissuti nel periodo del Rinnovamento Meiji. 

Maestro di spade nel turbolento periodo che segnò la fine dell’era Tokugawa e l’inizio del Giappone moderno.
Da sempre appassionato di arti marziali, Ono Tetsutaro 山岡鉄太郎高歩 praticò la scherma secondo lo stile Ono Ha Ittō Ryū 小野派一刀流 e all'età di 17 anni intraprese anche lo studio della lancia con il maestro Yamaoka Seizan, che scomparve prematuramente due anni dopo. Tetsutaro venne adottato nella famiglia del maestro, sposandone la sorella ed assumendo il nome di Yamaoka Tesshū 山岡 鉄舟Nella prima parte della sua vita e della sua ricerca personale, Tesshū si dedicò unicamente alla pratica, lasciandosi trasportare dai suoi impulsi; spesso affrontava prove di forza e destrezza, e, altrettanto spesso, allentava l'allenamento con il sake nei locali di malaffare. 
Tesshū aveva, sicuramente, un aspetto fuori dal comune: era alto 187 cm e pesava 105 kg (231 libbre), insolitamente grande per un giapponese del tempo, oltre ad essere molto atletico. Inoltre era un leader naturale, molto competitivo. 
In poco tempo, divenne il terrore dei dōjō di Edo, nessuno poteva tenergli testa, addirittura pare che gli vietassero di colpire il kote (la parte dei polsi) dei suoi avversari per evitare fratture. 
Un Samurai senza compromessi. 
Per quanto erano frequenti, gli episodi in cui Tesshū non riusciva a tenere a freno la natura irruente, anche quando dava il peggio di sé, dimostrava una sensibilità e delle capacità fuori dal comune.
Ad Edo (l'attuale Tōkyō) fu assegnato alla casa reale dove si guadagnò rapidamente la fiducia del giovane Meiji divenendo suo confidente privato. In questi anni nonostante gli impieghi pubblici, la sua fama di spadaccino era aumentata, così avversari sempre più prestigiosi si confrontarono con lui.
Quando nel pieno delle sue forze fisiche e mentali - aveva circa 28 anni - Tesshū, conobbe la sconfitta. In un epico duello, fu imprevedibilmente umiliato dal quarantenne Asari Gimei 浅利義明 (Yoshiaki), caposcuola dello stile NakanishiHa Ittō Ryū.
Il combattimento durò mezza giornata, Tesshū attaccò con foga ma l'avversario, più anziano e molto più gracile, parava ogni colpo con facilità, dimostrando un totale controllo sulla sua rabbia. 
Tesshū, secondo le usanze del tempo, divenne allievo di Gimei.
L’allenamento con il nuovo Maestro era durissimo, Asari sconfiggeva sempre il suo discepolo. Tesshū subiva; una volta, usando solo la forza della punta della spada e il Kiai気合 (è il grido come arma; usato nei momenti chiave di un kata - forma o di un kumite - combattimento)Asari lo spinse fuori dalla sala d’allenamento, in mezzo alla strada e gli chiuse poi la porta in faccia. Così ogni volta che Tesshū chiudeva gli occhi vedeva Asari davanti a se, “grosso come una montagna”, che lo umiliava con le shinai 竹刀 (una spada usata per fare pratica con il kendō e in altri tipi di arte marziale)
urbato chiese aiuto al Maestro Zen Tekisui Giboku¹滴水宜牧, abate di Tenryuji che gli affidò un ulteriore Kōan 公案 (una affermazione paradossale o un racconto nel quale, di solito, viene rivelata la natura ultima della realtà; usato per aiutare la meditazione per risvegliare una profonda consapevolezza): 
Quando due spade lampeggianti si incontrano non vi è via di scampo. Muoviti con calma, come un fiore di loto che fiorisce nel mezzo di un fuoco ruggente, e con forza, trafiggi i cieli
Da quel momento Tesshū non seppe più darsi pace e iniziò un viaggio alla ricerca di stesso. 
Per circa circa 16 anni, praticò il Kenjutsu 剣術, l'arte della spada, con allenamenti duri e continui senza mai comprendere cosa non andasse nella sua tecnica, nei suoi stati d'animo, nel suo stile di vita.
Neanche gli insegnamenti zen riuscirono a placare l'animo turbato di Tesshū , fino al 30 marzo 1880, quando in meditazione ebbe un'illuminazione (satori): comprese come la spada fine a se stessa non avesse alcuno scopo né utilità, mentre, al contrario, unificarla alla Mente la poneva nella dimensione superiore e suprema della non-spada. 
«Se le meraviglie dell’arte della spada ti eludono, ritorna alla mente del principiante.
La mente del principiante non è un tipo qualunque di mentalità: colpire come unica intenzione senza pensare al movimento del corpo e muovere in avanti con forza è la prova di avere dimenticato se stesso.
La mente del principiante non è un tipo qualunque di mentalità: colpire come unica intenzione senza pensare al movimento del corpo e muovere in avanti con forza è la prova di avere dimenticato se stesso.
I tecnici sono intralciati da pensieri analitici.

Quando l’ostacolo di un approccio discorsivo viene sormontato le meraviglie dell’arte della spada possono essere apprezzate.
All'inizio, è necessario praticare con uomini di spada ben temprati per poter discernere le proprie inadeguatezze.
Persegui il tuo studio fino alla fine, risveglia la tua irresistibile forza, pratica senza sosta finché il tuo cuore sia inamovibile, e allora capirai. Pratica finché alcun dubbio rimanga.
Sicuramente arriverà il tempo di scoprire le meraviglie.
»
Tesshū Agosto 1882
Da quel momento, Tesshū si occupò solo del perfezionamento dello stile del proprio dōjō. convinto che i samurai avevano bisogno solo della purezza del loro stile di combattimento. 
« Anche quando l’acqua di una pozza è mossa nel mestolo la luna vi viene riflessa. Il riflesso della luna non si perde quando l’acqua passa da mestolo a mestolo. Quando si viene disturbati, allora non c’è ricognizione; la luna non appare nell'acqua agitata. Se la mente è calma e il mestolo fermo, il riflesso della luna vi è mantenuto.

Questo stato mentale è completamente differente dall'essere vincolati ad una rigida spada, terrificati o sconfitti. Si può essere scontenti di una capanna senza tetto, ma la stessa luna che illumina i cieli la riempie naturalmente con la sua luce. Similmente, senza cercare di proteggere te stesso e ignorando i tuoi supposti punti deboli, puoi attaccare l’avversario e ottenere vittoria. Incurante di conservare il tuo piccolo io, carica verso l’avversario. Quando si è turbati o confusi, ad ogni livello, la sconfitta è certa.» Tesshū ''Suigetsu'', la Luna nell'acqua
Ebbe modo di vivere in interezza la via della spada in comunione con lo Zen e sviluppò un suo personale metodo che chiamò Muto Ryū ( Ittō Shoden Muto Ryū 一刀正伝無刀流 ), scuola senza spada, che è tuttora praticato ma da un ristrettissimo nucleo di adepti. 
« Gli uomini di spada praticano diligentemente per raggiungere lo stadio finale di nessun nemico. Tutto dipende dalla mente.
Chi immagina un avversario pieno di abilità, congela la sua mente e la sua spada rimane ferma; chi immagina che il suo avversario sia debole, ha una mente aperta e la spada è libera.
Questa è la prova che nulla esiste fuori della mente.
Un uomo di spada può praticare scrupolosamente per molti anni, ma se sta solamente muovendo il corpo ed agitando a vuoto la spada, la sua pratica non ha senso.
Basandomi sulle mie intuizioni ho costruito quella che chiamo la Scuola della non spada (Muto Ryū).

Fuori della mente non c’è spada, questo significa non spada.
Non spada significa non mente; non mente significa una mente che è stabile ovunque.
Se la mente si arresta, l’avversario appare; se la mente rimane fluida non esiste nemico. (...) il Ki universale riempie ogni pollice di di cielo e terra, in altre parole nessun nemico. Pratica giorno e notte e attingerai lo stadio di nessun nemico. Pratica più intensamente e più intensamente!»Tesshū ''Spiegazione del Muto Ryū '',10 aprile 1884
Dunque la capacità di riconquistare l’originaria innocenza della mente, Fudōshinla mente che non si muove’. 
Il termine è composto dai caratteri: 

  • Fu : rappresenta una negazione, non
  • : significa agire, agitarsi, vibrare, ma anche dà l’idea della mobilità e fluidità come qualità del vento. Il radicale di sinistra rappresenta la pesantezza e quello di destra la forza, suggerendo il senso del movimento contro la forza di gravità.
  • Shin: è il cuore, lo spirito, la mente
Una mente che non si ferma su nulla, questa è l’inamovibilità, il non cadere preda delle passioni e delle illusioni che tendono a fissare la mente e a trattenerla. Fudōshin è in uso nelle arti marziali per definire quell'atteggiamento dello spirito che manifestandosi in una calma imperturbabilità permette al guerriero di agire con prontezza e decisione
La mente che non si muove e il corpo che non vacilla contro la spada di un avversario;
« Contro la spada di un avversario
Non metterti in guardia,
Ma tieni la mente immobile;
Quello è il luogo della vittoria.»
Tesshū
La filosofia di Tesshū sul Budō era di stampo tradizionalista. Si considerava restauratore e non innovatore. 
Il suo Muto Ryū non voleva essere un invenzione (i kata non differiscono dal classico Ittō ryū) ma una restaurazione dei principi della scherma che si stava lentamente spostando verso la dimensione sportiva. Yamoaka Tesshū fu uno dei primi a sostenere il nome di Kendō 剣道 in luogo di Kenjutsu 剣術, ispirato dal cambiamento apportato da Kanō Jigorō 嘉納 治五郎 da Jūjutsu 柔術 a Jūdō 柔道.  
I suoi scritti aiutano a comprendere meglio lo spirito con cui percorreva il cammino delle arti marziali e il suo rapporto con la tradizione: 
«Non ho pasticciato con la tradizione di Itto Ittosai e il suo modo di intendere il Budo. (…)In passato grandi spadaccini del calibro di Bokuden, Miyamoto, Itto, dedicarono la loro vita all'arte della spada cimentandosi in molti duelli mortali. Molti di loro perirono nel farlo. Può sembrare sciocco sprecare così la propria vita, ma per chi decide di intraprendere questo percorso ci si rende conto che è l’unico modo per trovare la verità, la sola fortuna non basta.»
D'ora in poi la leggenda di Yamaoka Tesshū, grande Maestro di spade si mescola con quella del suo dōjō, lo Shumpukan la Casa del Vento di Primavera, una scuola di spada Kenjutsu 剣術)
Il nome deriva da una poesia del XIII secolo del monaco cinese Bukko Kokushi 国師, venuto in Giappone per insegnare agli Shogun Kamakura
Bukko viveva in un tempio che venne invaso dalle truppe mongole. Colto in un momento di meditazione, imperturbabile anche di fronte alla turba armata che lo attorniava, improvvisò questo poema:

In cielo e in terra non ci sono punti da nascondere
La gioia appartiene a chi riconosce che le cose
Sono vuote e l’uomo anche non è nulla.
Splendide invero le lunghe spade mongole
Sferzante il vento di primavera come un lampo di luce

Fu lo
shumpu, il vento di primavera, a dare il nome al dōjō. 
La teoria di Tesshū sullo scherma era che contasse di più il cuore che l’apparenza, non era pignolo sulle posizioni e sulla tecnica pura, bensì era estremamente esigente sul rigore che dovevano avere i suoi allievi. 
Lo Shumpukan entrò rapidamente nella leggenda per la durezza dei suoi allenamenti: per i primi tre anni i praticanti dovevano fare solo Uchikomi 打ち込み: attaccare continuamente senza esitazione con una serie infinita di men (colpi alla testa) . 
Non veniva data alcuna spiegazione, ma un solo ammonimento: “allenatevi più forte!”.
Shinai Kyougi - Shinai Competitione di Kendo 1952
Ci si allenava dalle sei alle nove di ogni mattina, ma bisognava arrivare almeno un’ora prima per pulire la palestra e preparare il materiale. Nonostante questo, o forse proprio per questo, il dōjō era frequentatissimo; quotidianamente erano presenti all'appello almeno 60 praticanti.  Poi iniziava il vero e proprio addestramento. I kata 型 del Muto Ryū sono gli stessi (o con modifiche limitate) dell’Ittō Ryū, quello che differiva era l’esistenza di uno speciale metodo d’addestramento voluto da Tesshū, il Seigan 正眼.
Il metodo di Tesshū richiedeva allenamenti intensivi ed incessanti incentrati soprattutto sui principi di base. 
I primi 3 anni di pratica erano dedicati esclusivamente allo studio dei 5 kata di base del Muto Ryū ed era vietato seguire in quel periodo insegnamenti o anche dimostrazioni di altre scuole.
La regola per cui lo Shumpukan diventò leggenda era però il “Seigan”: un termine buddista che vuol dire giuramento solenne o voto.
Per Tesshū stava a indicare un tipo di esame per i suoi allievi.
Per gli allievi avanzati tre livelli di Seiganil primo si poteva affrontare dopo mille giorni consecutivi di allenamento; consisteva nel sostenere duecento combattimenti di spada consecutivi contro avversari sempre freschi nell'arco di una giornata a cominciare dalle sei del mattino; unica concessione: un frugale pasto a mezzogiorno. Chi riusciva a sostenere la prova o comunque non soddisfaceva Tesshū veniva allontanato dalla scuola.  
Superato positivamente il primo Seigan, dopo un ulteriore periodo di allenamento, si passava al secondo livello : seicento combattimenti nell'arco di tre giorni. Anche qui un risultato negativo portava all'esclusione dalla scuola. Il terzo e ultimo Seigan durava una settimana e prevedeva millequattrocento combattimenti consecutivi! Le cronache riportano che solo in otto superarono il primo Seigan, tre il secondo e solo due, Kominami
Yasutomo e Sano Jisaburo, il terzo
Le tecniche e i metodi della Muto Ryū insegnati da Tesshū allo Shumpukan non sono mai stati diffusi, seguendo i dettami del suo fondatore che pensava che un buon praticante era meglio di diecimila mediocriOggi, ad esempio, i seguaci di questa scuola sono solo una quindicina, 
Tesshū è stato celebre anche come artista zen, e rimangono di lui svariate migliaia di calligrafie e dipinti, che vendeva  per finanziare il dōjō, sovvenzionare il restauro di templi zen (con l’avvento dello shintoismo di stato rischiavano di andare in rovina), aiutare i bisognosi e tutte le persone di cui Tesshū si prendeva cura (moltissime tra allievi, parenti e amici).
Dragone - Tesshū
La velocità con cui dipingeva era pari solo a quella con cui menava fendenti di spada, in un giorno finiva svariati litri di inchiostro con una media di 500 pezzi buoni giornalieri, senza contare quelli venuti male. Purtroppo molte di queste opere sono apocrife: i suoi sigilli - ne adoperò diversi nel corso della sua vita - non vennero distrutti alla sua morte ma utilizzati per produrre numerosissimi falsi. 
Sebbene la sua realizzazione fu potente sia nel pennello che nella spada, che nello zen, Tesshū considerava se stesso prima di tutto uno spadaccino. Sostenne un gran numero di duelli e incontri, spesso anche contro avversari armati di spade vere, sebbene lui preferiva affidarsi a spade di legno, probabilmente per non uccidere i suoi avversari. Sebbene nella turbolenta epoca Meiji i duelli mortali e gli scontri erano frequenti, Tesshū fece suo vanto di non aver mai tolto una vita
Statua di Bronzo di Tesshu in posizione zazen nel tempio Tesshu-ji  -  città di Shizuoka.
Il suo insegnamento e la sua parabola terrena furono brevi: scomparve improvvisamente il 19 luglio 1888, vittima di un cancro. Nel momento fatale trovò la forza di scrivere il suo jisei no ku, (poema d’addio): assunse la postura formale di zazen, chiuse gli occhi e si addormentò. 
Per Tesshū, il cui stomaco stava collassando, tutto l’universo era riempito dal grido di un corvo e dal dolore addominale, un impareggiabile esempio di poesia zen. 
Non a caso Tesshū scelse di morire seduto in posizione Zazen 坐禅, che significa “seduti semplicemente”.
È una meditazione per risvegliarsi alla Vera Vita, per superare i condizionamenti e attaccamenti che velano la realtà dell’esistenza umana. La postura ed il respiro consentono alla mente di non trattenere ne respingere, di non fermare la mente in un luogo. 
ŚŪNYATĀ
A poco a poco lo sguardo totale dello Zazen diviene lo sguardo innocente sulla realtàAbbandonando il sapere e la conoscenza per entrare nudi nella pratica del non-sapere
Zazen è in sé il Cuore della Saggezza (Hannya shin), del non-pensiero e non-movimentoquiescenza assoluta, da cui scaturisce l'attività; la posizione di  (in devanāgarī: शून्यता; Śūnyatā, la Vacuità), il vuoto, da cui derivano tutte le forme di movimento: alzarsi, camminare, lavorare.
Nè Inferno né Paradiso possono trattenere la mente che si riflette nella cangiante realtà dell’impermanenza (mujō)
Il suo supremo trapasso è stato tramandato da un disegno eseguito sul posto dal discepolo Tanaka Seiji
Tomba di Yamaoka Tesshu a Zenshōan tempio a Taito, Tokyo.
In occasione del funerale di Tesshū nel tempio Rinzai Zen, Zenshōan  全生庵 (si trova in Taito, nel quartiere di Yanaka, a Tōkyō) il monaco Tekisui compose questi versi: 
Spada e pennello bilanciati tra Assoluto e Relativo.
Il suo leale coraggio e la sua nobile forza perforarono il Paradiso. 
Un sogno di cinquantatré anni.
Avvolto dalla pura fragranza del loto fiorente nel mezzo del fuoco ruggente.
I Tesshū Niju kun 鉄舟二十訓, ovvero i venti (niju) principi/regole (kun) che Tesshū ha usato per guidare il suo stile di vita. 
一, 嘘 い う べ か ら ず 候
#1
Non dobbiamo mentire.
二, 君 の 御 恩 を 忘 る べ か ら ず 候
#2 
Dobbiamo ricordare sempre il sostegno ricevuto dal nostro lord.
三, 父母 の 御 恩 を 忘 る べ か ら ず 候
#3 Dobbiamo ricordare l'amore ricevuto dai nostri genitori.

四, 師 の 御 恩 を 忘 る べ か ら ず 候
#4 Dobbiamo ricordare la preziosa educazione dei nostri insegnanti.

五,人の御恩を忘るべからず候
#5 
Dobbiamo ricordare la cortesia e l'aiuto che abbiamo ricevuto dagli altri.
Tesshū Niju kun 鉄舟二十訓

六, 神 仏 並 び に 長者 を 粗 末 に す べ か ら く 候
#6 Dobbiamo dimostrare il nostro rispetto agli nostri anziani e a tutti i Kami.

七, 幼 者 を あ な ど る べ か ら ず 候
#7 Non dobbiamo prendere la luce dei nostri Allievi.

八, 己 れ に 心 よ か ら ざ る こ と 他人 に 求 む べ か ら ず 候
#8 Non dobbiamo chiedere ad altri di fare qualcosa che noi non faremmo.

九, 腹 を 立 つ る は 道 に あ ら ず 候
#9 Arrabbiarsi significa che non seguire la strada.
十, 何事 も 不幸 を 喜 ぶ べ か ら ず 候
#10 Non bisogna mai accogliere l'infelicità o la sfortuna altrui.

十一, 力 の 及 ぶ 限 り は 善 き 方 に つ く す べ く 候
#11 Fai del tuo meglio per sostenere un uomo buono.

十二, 他 を 顧 み ず し て 自 分 を よ き こ と ば か り す べ か ら ず 候
#12 Non agire solo per te stesso senza considerare gli altri.

十三, 食 す る た び に 稼 し ょ く の 艱難 を 思 う べ し す べ て 草木 土石 に て も 粗 末に す べ か ら く 候
#13 Ricordate il duro lavoro dei contadini quando mangiate. Non sprecate nulla comprese le piante e le pietre.

十四, こ と さ ら に 着 物 を か ざ り あ る い は う わ べ だ け を つ く ろ う も の は 心に 濁 り あ る も の と 心得 べ く 候
#14 Una persona ha una mente torbida/nuvolosa se indossa bei vestiti e si preoccupa eccessivamente per il suo aspetto.


十五, 礼儀 を 乱 る べ か ら ず 候
#15 Non dobbiamo dimenticare il galateo nella quotidianità.


十六, 何時 何 人 に 接 す る も 客人 に 接 す る よ う に 心得 う べ く 候
#16 Ogni volta che parliamo agli altri, dobbiamo ricordare di agire come se fossero tutti nostri ospiti.

十七, 己 れ の 知 ら ざ る こ と は 何 人 に で も な ら う べ く 候
#17 Dobbiamo imparare da qualcuno che può insegnarci le cose che non conosciamo.
十八, 名利 の た め に 学問 技 芸 す べ か ら ず 候
#18 Non dobbiamo studiare o praticare le arti marziali solo per ottenere fama e ricchezza.

十九, 人 に は す べ て 能, 不能 あ り い ち が い に 人 を す て 或 は 笑 う べ か ら ず 候
#19 Ogni persona ha il suo /suoi punti di forza e di debolezza. Pertanto, non ignorare o ridere di qualcuno per i suoi difetti.

二十, 己 れ の 善行 を 誇 り 顔 に 人 に 知 ら し べ か ら ず す べ て 我 が 心 に 恥 ざ る に務 む べ く 候
#20 
Non dobbiamo mostrare le nostre buone azioni dalla nostra espressione o comportamento. Dobbiamo comportarci, per tutto il tempo, in modo che noi non mettere in imbarazzo il nostro carattere.
Questi principi, sono fortemente influenzati dal bushido 武士道 e dallo zen.


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Note:
¹ Tekisui Giboku 滴水宜牧 (1822-1899) - maestro giapponese di Zen della scuola Rinzai , noto anche come Yuri 由理 Tekisui. è conosciuto in occidente grazie alla storia Zen della “Goccia d’acqua di Sogen”.
Per settantaquattro anni

Utilizzata interamente, mai sprecata
Attraversando paradisi, terra
E tutte le dieci direzioni.

Un maestro di Zen che si chiamava Gisan pregò un giovane studente di portargli un secchio d'acqua per raffreddare il suo bagno. Lo studente portò l'acqua e, dopo aver raffreddato il bagno, gettò a terra quel po' d'acqua che era rimasta nel secchio.
«Stupido!» lo sgridò il maestro. «Perché non hai dato l'acqua rimasta alle piante? Con che diritto sprechi anche una sola goccia d'acqua in questo tempio?».
In quel momento il giovane studente raggiunse lo Zen. E cambiò il proprio nome in Tekisui, che vuol dire una goccia d'acqua.

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Continua a Leggere:

BIBLIOGRAFIA
  • "Lo Zen e la Spada. La vita del Maestro Guerriero Tesshu" di John Stevens – Luni Editrice
  • "La verità dei modi antichi: una biografia critica del Spadaccino Yamaoka Tesshudi Anshin Anatoliy, Kodenkan Institute, 2012. Casa ed. Astrolabio - Ubaldini Editore
  • John Stevens ''LA SPADA NON SPADA. Una via all'illuminazione zen.'' A cura di Claudio Regoli
  • ''Il pennello e la spada'' La via del Samurai, di Leonardo Vittorio Arena,  Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2013
  • ''Arco Zen, Freccia Zen. La Vita e gli insegnamenti di Awa Kenzo'' di John Stevens; Shambala Press, Boston, Mass. 2007
  • Aikido dal punto di vista tecnico, "Budo, gl iinsegnamenti del Fondatore dell'aikido, Ed. Mediterranee, con l'introduzione di Kisshomaru Ueshiba e basato sulla traduzione in inglese di John Stevens
  • "L'essenza dell'aikido, Insegnamenti spirituali di Morihei Ueshiba"curato da John Stevens, si ritrovano molti scritti del Fondatore. 
  • "The Spiritual Foundations of Aikido" di William Gleason
  • "Samurai Aikijutsu", di Toshishiro Obata; Dragon Books 1988
  • "Arti di combattimento classiche del Giappone", di Mol Serge; Kodan 1994 
  • ''Daito Ryu Aikijujutsu; Conversazioni con i maestri di Daito-ryu'' in Aiki News, Tokyo, Giappone 1996, editore Stanley Pranin  
Alcuni estratti da:

Pagine Zen é un "foglio" mensile che raccoglie articoli riguardanti la cultura giapponese e orientale in genere. 
  • ''Zen e arti marziali'' di Roshi, (1990), Rimini: ed Il cerchio
  • ''Kokin waka shû. Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne.'' Testo giapponese a fronte - Curatore: Ikuko Sagiyama - Editore Ariele  (collana Lapislazzuli)
Tutti i riferimenti al ''La dottrina della vacuità'' da 
  • ''Culasuññata Sutta: Breve discorso sulla Vacuità'' in: ''La Rivelazione del Buddha - I testi antichi'' Milano, Mondadori, 2001, da pag. 375- 382. 
  • La Saggezza Immutabile’ di Takuan Sōhō ed. Il Cerchio, Rimini, 1993